LA FUGA

1 luglio 2017  CANTIERE OBERDAN  h. 21.30
2 luglio 2017  Cantiere Oberdan  h. 18.00

Created  By Eden Wiseman (Israel)
Performed by: Eden Wiseman and Alma Livne
Co-creator and composer: Ori Dvir
Sviluppato/Development La MaMa Umbria Next Generation 2016

Con il sostegno dell‘Ufficio Culturale dell‘Ambasciata di Israele, Roma
With the support of Cultural Office of the Embassy of Israel, Rome

“Quando mi blocco, apro il mio armadio e indosso il mio “Abito killer”
“When I’m stuck I open my closet and I put on my “killer suit”
Durata: 30 min – Danza contemporanea

Quando il silenzio ci spaventa, quando ci abbassiamo e sentiamo che il senso di quello che facciamo è inutile, senza senso e irrilevante. Non v’è alcuna ricompensa materiale, quello che facciamo è quasi impossibile. Abbiamo il corpo, il movimento, abbiamo colori e immagini, e abbiamo modi per coprire il nostro opposto, ma perché? La situazione è così caotica che sentiamo il bisogno di parlare chiaro, senza filtri, senza nascondersi. È questo il mio dovere? Come artista, come donna, come creatura, mi sento intrappolata, mi sento come se fossi in un ciclo senza fine, tutto si ripete, è inevitabile! come se fossimo insonni intrappolati dagli eventi che continuano a inseguirci senza sosta (gli stessi errori, gli stessi fallimenti, la stessa routine, le stesse scelte, le stesse paure, lo stesso dolore emotivo e fisico). Questa ripetizione ci fa sentire meccanici, come se fossimo semplici macchine che sono state programmate per ripetere sempre la stessa routine. Questo è seguito dal momento affascinante in cui mi concentro- il momento della violazione e della fuga, in cui solo azioni estreme ci possono consentire di sfuggire dalle catene della disperazione, impotenza e angoscia che ci legano. La questione principale è come questa ricorrenza traspare? E ‘esterna a noi o si trova in profondità all’interno della nostra coscienza interna? Come la percepiamo e come e quando possiamo rompere il ciclo? Il tentativo di cambiare richiede l’uso della violenza e provocazione, o è la compassione, l’accettazione e la pazienza che è necessaria? Può essere semplicemente una potente passione che è informe e impossibile da imitare?

When silencing us and frighten us, God forbid when we do not go with the flow – it is very dangerous. When lowering us down and creating a sense that what we do is worthless, meaningless and not relevant. There is no material reward, what we do is almost impossible. We have the body, the movement, we have colors and images, and we have ways to cover our opposing statement, but why? The situation is so chaotic it feels that we must speak clearly, without filters, without hiding. Is this my duty? As an artist, as a woman, as a creature, I fee trap, I feel like I am in a never-ending loop, everything repeats itself, it is inevitable!  as if we are insomniacs who are trapped by events that continue to chase us relentlessly (the same mistakes, the same failures, the same routine, the same choices, the same fears, the same emotional and physical pain). This repetition makes us feel mechanical, as if we were mere machines that have been programed to repeat the same routines time and again. This is followed by the fascinating moment that I focus on – the moment of breach and escape, in which only extreme actions can enable us to escape from the chains of despair, helplessness and distress that bind us. The main question is how this recurrence transpires? Is it external to us or situated deep within our internal consciousness? How do we perceive it and how and when can the cycle be broken, if at all? Does the attempt to change require use of violence and provocation, or is it compassion, acceptance and patience that is necessary? Can it simply be a powerful passion that is shapeless and impossible to imitate?

http://www.lamamaspoletopen.net/

Share

I commenti sono chiusi.